Nel nuovo Codice della crisi d’impresa (Dlgs 14/2019) il legislatore sembra aver recepito l’importanza assoluta della gestione finanziaria (confronto entrate – uscite) rispetto all’analisi economica (costi -ricavi) conferendo al rendiconto finanziario un ruolo principale nel rappresentare l’insieme dei fattori che caratterizzano la gestione reddituale, gli investimenti e l’attività di finanziamento tipici di un’impresa. L’obiettivo è stato quello di affidare all’imprenditore uno strumento di sostegno diretto ad una rapida analisi delle cause di sofferenza economica, in grado di prevedere interventi tempestivi quando gli indicatori della crisi dovessero segnalare uno stato di allerta. Tale novità sollecita, pertanto, una verifica preventiva e prospettica circa lo stato di salute dell’impresa, dove l’indice che si sceglierà di utilizzare avrà come finalità primaria quella di misurare “la sostenibilità degli oneri dell’indebitamento con i flussi di cassa che l’impresa è in grado di generare e l’adeguatezza dei mezzi propri rispetto a quelli di terzi”. La scelta di un indicatore, in luogo di un altro, che possa evidenziare lo stato di crisi, inciderà in maniera significativa sulla platea di imprese reputate in difficoltà evidenziando loro la loro maggiore o minore possibilità di fare fronte ai propri debiti.
Tra gli indici previsionali verso i quali orientarsi il legislatore sembrerebbe suggerire quelli che formulano una relazione con le variabili finanziarie, come gli indici c.d. di coverage che si esprimono in una relazione tra i flussi di cassa al servizio del debito (generati in un certo periodo) ed il debito finanziario scadente nel medesimo orizzonte temporale, espressione di equilibrio finanziario se superiore a 1; tale indicatore è molto più frequentemente esposto nella versione con il Mol al numeratore. Le declinazioni sono poi varie: dagli indici che considerano il flusso dopo le variazioni di Ccn/ (interessi passivi + quote di debito consolidato + rate leasing) al fine di evidenziare tutti i fabbisogni per il servizio del debito finanziario, ad altri indicatori prospettici che fanno riferimento ai dati economici, ma il cui contenuto finanziario è molto elevato, come: i) PNF/MOL (l’azienda che dilata troppo il debito finanziario in relazione al Mol generato crea le basi per un sicuro stato di crisi); ii) Oneri finanziari/ fatturato (in presenza di marginalità operative molto elevate si possono tollerare valori maggiori o minori di quelli individuati negli importi del 5-8%) ; iii) debiti finanziari/ patrimonio netto (si isolano i debiti finanziari a prescindere dalla scadenza) .
Gli indicatori della crisi si basano pertanto sugli squilibri di carattere reddituale, patrimoniale o finanziario dell'impresa. Si tratta di squilibri che vanno rapportati sia alle specifiche caratteristiche dell’impresa e dell’attività imprenditoriale svolta dal debitore, sia in relazione alla data di costituzione e di inizio dell’attività.
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